Shoshin

Shoshin: gioia, responsabilità ed entusiasmo nell’esperienza

September 06, 20253 min read

Il termine giapponese Shoshin (初心) viene spesso tradotto come mente del principiante.

Eppure, la sua essenza non riguarda l’essere all’inizio, ma il modo in cui si percorre la Via anche dopo anni di pratica.

È un invito a non perdere mai la gioia, l’entusiasmo e la responsabilità di chi continua a imparare, pur avendo già esperienza.


Oltre l’idea di “principiante”

Chi ha mosso i primi passi in un Dōjō sa che all’inizio ogni gesto è carico di meraviglia. Ma con il tempo, l’abitudine rischia di spegnere quello stupore.

Shoshin non chiede di tornare indietro, ma di custodire quello spirito anche quando le tecniche sono diventate familiari.

Non è ignoranza, ma consapevolezza: chi conosce processi, difficoltà e limiti, ha più strumenti per crescere. Proprio per questo, ha la responsabilità di mantenere vivo l’entusiasmo.

Il filosofo Confucio scriveva: «Sapere di sapere, eppure non smettere di imparare, è il massimo della saggezza.»

In questo senso, Shoshin non nega l’esperienza, ma la illumina.


La gioia dell’affinare

Ogni tecnica può sembrare già nota. Ogni kata può sembrare già compreso.

Ma nel Karate, come nella vita, nulla è mai identico: il corpo cambia, la mente si trasforma, le situazioni rivelano sfumature nuove.

Shoshin è la gioia di affinare ciò che si è già imparato, sapendo che la profondità non ha fine.

Il maestro Gichin Funakoshi ricordava che il Karate è un cammino che dura tutta la vita: ciò che conta non è arrivare, ma non smettere di coltivare attenzione e rispetto.


La responsabilità dell’esperienza

Chi ha anni di pratica alle spalle non porta solo abilità, ma anche responsabilità.

La responsabilità di trasmettere valori, di incarnare coerenza, di sostenere con l’esempio chi ha appena iniziato.

Shoshin diventa allora un equilibrio: da un lato la leggerezza di chi resta curioso, dall’altro la solidità di chi sa cosa comporta camminare lungo la Via.

Lo scrittore francese Antoine de Saint-Exupéry scriveva: «Ogni uomo è responsabile di ciò che ha addomesticato.»

Così, chi ha domato la propria tecnica e il proprio carattere non può permettersi di spegnere l’entusiasmo: deve coltivarlo per sé e per gli altri.


L’entusiasmo che non si spegne

In fondo, Shoshin è questo: continuare ad allenarsi con la gioia del primo giorno e con la responsabilità dell’oggi.

Non significa essere ingenui, ma restare vivi, curiosi, presenti.

Significa che ogni gesto, per quanto conosciuto, può ancora insegnare.

Il maestro Zen Dōgen diceva: «Studiare la Via è studiare se stessi. Studiare se stessi è dimenticare se stessi.»

E dimenticare se stessi è proprio l’atteggiamento di Shoshin: non fermarsi sull’idea di “quanto già so”, ma lasciarsi guidare dall’entusiasmo di ciò che posso ancora comprendere.


Shoshin nella Via

La maturità senza entusiasmo diventa rigidità. L’entusiasmo senza responsabilità diventa leggerezza superficiale.

Shoshin è l’arte di tenere insieme entrambe le dimensioni: la gioia e la responsabilità, l’umiltà e la profondità.

Non è il privilegio di chi inizia, ma la conquista di chi continua.

Perché la Via del Karate, come la vita, non è mai compiuta: richiede sempre attenzione, cuore ed energia.

E chi ha esperienza lo sa: il segreto non è arrivare, ma restare vivi nel cammino.


Una domanda per chi legge:

Ti ricordi l'ultima volta che hai fatto qualcosa con lo stesso entusiasmo del primo giorno?

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