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La calma non è assenza di movimento. È direzione

August 24, 20253 min read

Quando si parla di calma, spesso si immagina qualcosa di immobile. Un silenzio forzato. Una sospensione. Come se essere calmi significasse smettere di fare, di parlare, di sentire.

Ma quella non è calma. È solo mancanza di forze. È la pausa dopo una corsa, il silenzio dopo il rumore, lo svuotamento dopo lo sforzo. È qualcosa che arriva da fuori, non da dentro.

La calma vera è un'altra cosa. Non ha a che fare con lo stare fermi. Ha a che fare con lo stare centrati.


Il centro in movimento

La centratura non è uno stato statico. È un equilibrio dinamico. È la capacità di rimanere presenti mentre tutto si muove intorno a noi. Di restare in contatto con ciò che siamo, anche quando qualcosa ci tira, ci provoca, ci sfida.

In Giappone esiste una parola per questo: chūshin (中心). Letteralmente: centro, ma nel senso di punto da cui si origina ogni gesto e ogni scelta. È lo spazio interno in cui mente e cuore si allineano, generando direzione.

Avere chūshin significa saper restare. Non restare fermi, ma restare allineati. Saldamente presenti, senza irrigidirsi. Sensibili, ma non confusi. Aperti, ma non dispersi.


La stabilità nel cambiamento

Da questa centratura nasce la calma autentica. Quella che non si agita, ma nemmeno si spegne. Quella che non reagisce per impulso, ma nemmeno si ritrae. Una calma che non trattiene, ma orienta.

Nelle arti marziali si parla di fudōshin (不動心) – spirito immobile. Non è l'assenza di emozioni, ma la loro stabilità. È la qualità di chi sa attraversare anche il caos senza diventarne parte. Di chi può muoversi senza perdere sé stesso.

Fudōshin è l'effetto che si vede. Chūshin è la radice che non si vede. Insieme, formano quella forza silenziosa che non si impone, ma si fa sentire.


La pratica del ritorno

Coltivare questo stato non è un esercizio di autocontrollo. È un ritorno continuo. Un tornare al proprio asse ogni volta che ce ne allontaniamo. Un processo, non un traguardo.

Nessuno nasce centrato. Lo si diventa. A volte un gesto alla volta, una respirazione alla volta. Riconoscendo quando ci siamo persi, e trovando la strada per tornare.

Per questo la pratica non allena solo il corpo. Allena la presenza. La lucidità. La capacità di ritrovare il proprio centro anche nel movimento, anche nella pressione. Perché è da lì che nasce il gesto giusto, la parola giusta. Il passo che non spreca energia, ma va dove serve.

Come scriveva Marco Aurelio: "Confina te stesso al presente." Il presente è l'unico luogo dove possiamo essere davvero centrati. E dal centro del presente nasce l'orientamento per il futuro.


La direzione della calma

La calma autentica, quindi, non è assenza di movimento. È movimento con intenzione. È direzione che nasce da dentro, dal nostro centro più stabile.

Non è il silenzio dopo la tempesta. È l'occhio del ciclone che si muove, ma resta fermo nel suo cuore.


Una domanda per chi legge:

Quando ti senti davvero calmo...
è perché ti stai fermando, o perché hai trovato una direzione da seguire?

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